Oltre 350 anni di un’esistenza affascinante

Nel centro storico dell’antico e splendido borgo di Frosolone, nel cuore del Molise, esistono molti eleganti palazzi d’epoca, alcuni giustamente inseriti nel catalogo ministeriale dei beni culturali. Una presenza che conferma l’importanza di questo paese nel territorio: Frosolone, nell’Ottocento, era il terzo centro molisano per numero di residenti (oltre 6.200) dopo Agnone (7.500) e Isernia (6.900). Campobasso ne aveva 5.500, Bojano 3.500.

Frosolone contava un nutrito gruppo di intellettuali, grazie in particolare all’antichissimo Convitto-Liceo classico, nato nel 1751 su iniziativa del sacerdote e filantropo Giuseppe Antonio Fazioli, (ad Isernia, tanto per fare un paragone, il Liceo-ginnasio è stato istituito soltanto nel 1925).

Tra i nomi illustri frosolonesi dell’epoca si ricordano il professor Giuseppe Vago (1826-1899), titolare di un istituto scolastico privato a Napoli, il teologo Giuseppe Maria Zampini (1856-1919) e il pedagogista fervido antifascista Giovanni Antonio Colozza (1857-1943), professore all’Università di Palermo.

Tra i tanti pregevoli edifici che corredano il centro storico del paese, sopravvissuti al disastroso terremoto del 1805, merita un approfondimento il cosiddetto Palazzo Ruberto-Vago, che si erge su tre piani lungo “il corso” Vittorio Emanuele. Oggi ospita abitazioni private.

L’edificio settecentesco, a pianta rettangolare, con muratura in pietra intonacata e fascia basamentale in pietra, costituiva uno dei fabbricati più rinomati nell’Ottocento. Merito anche dell’affaccio sulla cosiddetta “Loggia dei Pezzenti(ex largo XX Settembre), giardino con vista paesaggistica dove si radunavano gli affetti dei tanti coltellinai che aspettavano con ansia il ritorno dei propri cari dai paesi vicini con il ricavato delle vendite.

La suggestiva veduta dalla “Loggia” (e dal sovrastante Palazzo) si spingeva fino ad individuare la città di Campobasso a Nord e il mare Adriatico a Ovest. Oggi, purtroppo, è stata limitata dal recente innalzamento di costruzioni dal discutibile gusto, che hanno, tra l’altro, sensibilmente ridotto il sagrato della sottostante e antica Chiesa di San Nicola.

LA STORIA. La denominazione di Palazzo Ruberto-Vago è relativamente recente. L’edificio originariamente apparteneva alla nobile famiglia pugliese d’Alena, che aveva diversi possedimenti in Frosolone (tra cui un palazzo attiguo), nonché in altri centri del Molise.

La famiglia Ruberto, composta di numerosi professionisti, acquistò l’edificio nell’Ottocento. Lo ha arricchito di affreschi grazie alla presenza in Molise (in particolare ad Agnone, Civitanova del Sannio e Casacalenda) dell’artista fiorentina d’origine senese Amalia Duprè (1842-1928). Sua la splendida “Primavera” nel Salone. Purtroppo alcuni affreschi del terzo piano sono andati perduti a causa di infiltrazioni a metà del XX secolo. La famiglia ha realizzato una delle più importanti biblioteche private molisane, dedicata alla nobildonna Maria Letizia Vago, con volumi soprattutto di giurisprudenza, teologia e medicina. I libri sono stati spesso consultati e classificati dalla famiglia De Cristofaro di Frosolone, che ha incluso il celebre compianto giurista Giacomo, docente universitario alla Federico II di Napoli in stretta collaborazione con Francesco Paolo Casavola, presidente della Corte costituzionale.

Il medico Domenico Ruberto, sposando a fine Ottocento l’ultima erede della nobile famiglia Vago, Rosina, di origine lombardo-portoghese, ha di fatto unificato le due casate Ruberto e Vago. Il figlio Domenico jr, classe 1897, professore di matematica e fisica nonché a lungo preside a Camerino e a Roma, rinunciando al seicentesco ma ormai decadente Palazzo Vago, demolito nel 1970, ne ha accorpato memorie e beni nel Palazzo Ruberto-Vago.

Tra gli ultimi proprietari dell’edificio, un noto sociologo e un medico pediatria, docente universitario e primario al Policlinico di Roma. Un’erede della famiglia ha sposato l’economista Giovanni Castellotti, romano originario di Parma. Nello stesso edificio abitano le famiglie La Porta (imparentate con i Ruberto) e Giordano.

L’EDIFICIO. Il Palazzo Ruberto-Vago si presenta a pianta rettangolare, a tre piani da terra, con uno splendido portone intagliato, ingressi delineati da stipiti e architravi in pietra calcarea, balconi con antiche ringhiere di ferro, orizzontamenti di ferro e copertura a due falde con manto in coppi.

Nei sotterranei una sala hobby e due cantine, che fine a qualche anno fa hanno conservato due antichissime botti, usurate dal tempo.

Epicentro dell’edificio è un salone a quattro porte con ampi specchi di scuola napoletana. Sono presenti una decina di quadri che raffigurano gli antenati dell’Ottocento delle famiglie Ruberto e Vago, tra cui il rimpianto medico Egidio, collega e amico di Vincenzo Cardarelli di Civitanova del Sannio, cui è dedicato il più importante ospedale di Napoli, oltre a quello di Campobasso. Sul muro spiccava una mandola a plettro appartenuta alla famiglia Vago, appassionata di strumenti a liuto, mentre  rimasto lo stemma araldico ottocentesco della famiglia. Nella biblioteca troneggiano le statue di Dante e Petrarca, i padri della nostra letteratura.

Tra le curiosità, la feritoia utilizzata nel corso della prima e della seconda guerra mondiale, chiusa in uno sgabuzzino.

Purtroppo gran parte dei beni mobili sono stati consumati dall’usura del tempo e dai tarli, alcune panche settecentesche sono state vendute negli anni Ottanta. 

Ufficio stampa Palazzo Ruberto-Vago
dott.ssa Marina Persico – Roma